Si avvicina il giorno dell'uscita della mia nuova pubblicazione, che mi auguro troverete sorprendente sotto ogni aspetto e della quale non voglio ancora anticipare né titolo né trama. Quindi, giustamente, vi starete chiedendo: allora cosa diavolo leggeremo in questo post? Un estratto dell'ebook!
A presto!
P.S. Si raccomanda la lettura ad un pubblico maturo.
ESTRATTO N°1
“Dove
andiamo?”
Chiesi a Roland,
mentre scendevamo dall'aereo.
“A
casa del CEO della Walt Disney.”
“Vuoi
vendergli il film?”
“Vedi,
Donato, quando si sta per lanciare sul mercato un colossal, si
coinvolge sempre almeno un'altra major, sia per ragioni di buon
vicinato sia per spartirsi la figura di merda in caso di flop.”
Roland l'aveva
chiamata casa, ma in realtà era una reggia: a giudicare dal numero
di finestre aveva almeno duecento stanze ed era suddivisa in tre
padiglioni, davanti a quello centrale c'era un maestoso arco che,
attraverso un porticato di colonne di marmo la cui passeggiata non
richiedeva meno di cinque minuti, conduceva al portale d'ingresso
principale.
Tutto intorno un
meraviglioso parco si stendeva a perdita d'occhio, fin quasi a
sfiorare l'orizzonte.
All'ultimo piano ci
attendeva l'amministratore della Walt Disney: Topolino. Quando lo
vidi lo stupore fu tale da far passare in secondo piano la bellezza
della sala, che sembrava interamente di cristallo, e la magnifica
vista sull'oceano che offriva.
“Ciao
Mick. Lieto di rivederti.”
Gli andò incontro
Roland.
“Anch'io
sono felice di vederti, vecchio bastardo!”
Si abbracciarono.
Erano alti uguali.
“Come
sta la tua signora?”
“Ah,
tocchi un tasto dolente, non fa che imbottirsi di bourbon e valium.”
Fece una smorfia
Topolino.
“Ahia,
non sarebbe meglio se si facesse di coca?”
“È
quello che le ho detto anch'io, ma sono anni che si rifiuta di
toccare la bamba con la scusa che ormai la prendono tutti.
Lo sai com'è fatta, no? È
troppo superba:
le
piace ergersi al di sopra delle mode.”
“Peccato,
mi sarebbe piaciuto tirare tutti assieme in onore dei vecchi tempi.”
“L'ho
avvisata del tuo arrivo, più tardi scenderà a salutarti e chissà
che non si riesca a convincerla” strizzò l'occhiolino, anzi
l'occhiolone considerate le dimensioni, poi venne verso di me. “Tu
devi essere Donny, giusto?”
“Donato.”
Lo
corressi come sovrapensiero, non essendomi ancora ripreso dallo
stupore.
“Piacere!”
mi scrollò energicamente la mano col suo guanto giallo. “Mi ha
detto Roland che stai per sposare Mary Elizabeth! Le sono molto
affezionato, la conosco da quando era piccola come la mia coda,
quindi attento a non farla soffrire se non vuoi che ti tagli le
palle!”
“Posso
farti una domanda?”
“Certo!”
rispose, quindi si voltò verso Roland ed esclamò: “Ehi, non è
che il tuo genero vuole chiedermi dei soldi?”
“Mi
auguro di no.”
Rispose Roland a
denti stretti: conoscendomi non se la sentiva di escludere a priori
quella possibilità, anzi conoscendomi non se la sentiva di escludere
a priori nessuna possibilità.
“Posso
toccarti le orecchie?”
Domandai.
“Cosa?”
Il muso di Topolino
tornò serio di colpo.
“Così,
solo per capire che consistenza hanno.”
“Ma
come ti permetti? Forse io ti chiedo di farmi toccare il tuo naso per
capire che consistenza ha?”
“Non
è la stessa cosa.”
“In
che senso?”
“Ma
tu... sei umano?”
“Donato,
per favore!” squittì Roland. “Mick, scusalo: ha uno strano senso
dell'umorismo.”
“Sarà”
rispose non troppo convinto. “Allora, Roland, cos'è questa storia?
Ieri mi telefona il direttore del Daily News per dirmi che ha appena
provato l'emozione più bella della sua vita. Io pensavo che avesse
conosciuto l'eroina, e invece comincia a parlarmi di un film! Allora
scoppio a ridere e gli ribatto che l'ultimo film emozionante è stato
“Casablanca”, ma lui insiste, dice: “No, Mick, ti assicuro, è
la fine del mondo!”. Dieci minuti dopo mi chiami tu, e mi dici che
hai fatto venire nei pantaloni mezza Manhattan, insomma, che cazzo è
questo “Seattle”? Una di quelle fregnacce adolescenziali che
vanno di moda oggi?”
“No,
no...”
“Un
film per adulti?”
“Sì,
ma... va visto” rispose Roland, non sapendo come definirlo.
“Comunque è ancora in fase progettuale. Per ora c'è solo il
pilota.”
“E
vediamolo 'sto pilota!”
“Perché
non ci facciamo una striscia, prima? Vincent, tira fuori...”
“No,
non tirare fuori un bel niente” si oppose Topolino. “Non lo
voglio il veleno tagliato con la mannite che vendono a New York! Si
usa la mia: pura al novanta per cento, sentirai che bellezza.”
“Uau”
si strofinò le mani Roland, “per questo non mi trasferisco a Los
Angeles: morirei di overdose in meno di ventiquattro ore.”
“Beh,
di qualcosa bisogna pur morire.”
Ci dirigemmo verso
l'area bar.
“Cosa
volete bere?”
“Io
lo sai, Cosmopolitan.”
“Per
me una birra.”
Risposi con la mia
voce da duro.
“Facciamo
tirare anche il ragazzo?” chiese Topolino, fissandomi dubbioso.
“Non è che poi se ne va in paranoia e dobbiamo chiamare
un'ambulanza?”
“Io
preferisco l'erba, però...”
“L'erba
è per i negri” mi interruppe brusco. “A casa mia ci si fa di
coca.”
“Tipico
di Mick” squittì in maniera strascicata una voce, “fare a gara
di testosterone con l'ospite più debole per marcare il territorio.”
“Prima
ha chiesto di toccarmi le orecchie!”
Protestò, ma Minnie
non gli badò, camminò con indolenza verso Roland e chiese con un
sorriso spento: “Che si racconta nella città delle mille luci?”
“Non
potrà mai splendere veramente, finché tu continuerai a vivere tanto
lontana.”
Disse Roland
mellifluo, affrettandosi a baciarle la mano.
“Sei
il solito adulatore.”
Piegò la testa
lusingata.
“E
tu chi sei?”
“Piacere
signora, Donato Zeno.”
“Oh,
non chiamarmi signora, mi fa sentire vecchia” quindi, dopo avermi
osservato qualche istante. “Sei carino Donato, se vuoi ti faccio
toccare le mie di orecchie.”
Disse in un modo
così svenevole che mi arrapò.
“Signora,
cioè Minnie...” sorrisi imbarazzato. “Non mi permetterei mai.”
“Tipico
di Minnie” esclamò Topolino tutto gasato per la striscia appena
tirata, “fare a gara di moine con l'ospite più giovane per marcare
la sua troiaggine!”
“Quanto
sei volgare!” lo redarguì con una smorfia disgustata. “Avrei
dovuto sposare Gambadilegno! Tony, un bourbon con due dita di valium
per favore.”
Il bartender si
affrettò ad eseguire.
“Roland,
Mick dice che hai tra le mani qualcosa di grosso.”
“Già”
asserì Roland, rovesciando la testa all'indietro e tappandosi una
narice col pollice per non perdersi neppure un granello di coca. “Che
botta! Avevi ragione: è fantastica.”
“Che
ti avevo detto? Dai, Donny, tocca a te!”
Si può rifiutare
una striscia di bamba preparata nientemeno che da Topolino?
“Allora,
qualcuno vuole rispondermi?” tornò a insistere Minnie. “Cristo
Santo, mi sembrate un gruppo di adolescenti!”
Mi esplose nella
testa come un fiore di entusiasmo.
“Bellissimo!”
commentai. “È
come toccare il cielo con un dito!”
“Bravo
ragazzo!”
“Mi
scusi per prima” dissi nel trasporto emotivo della droga, “non
volevo offenderla.”
“Non
ci pensare, in fondo non hai detto nulla di grave: è che con l'età
si diventa suscettibili.”
“Insomma
qualcuno vuole dirmi...”
“Oh,
ma quanto rompi il cazzo!” reagì stizzito Mick. “Roland, per
favore, tira fuori il filmato se no questa ce lo mena fino a domani
mattina!”
“Nessun
problema.” rispose, facendo un segno a Vincent. “Roba buona
comunque, Mick, complimenti e grazie.”
“Levate
pure la lingua dal mio culo: l'ho capito che volete un'altra
striscia.”
“Quanto
sei volgare.”
Ripetè Minnie,
rabbrividendo.
Si avvicinò Vincent
per porgere il dvd a Roland.
“Occhi
belli non si fa?”
Lo additò Topolino.
“No,
meglio di no, è già abbastanza schizzato di suo.”
Disse Roland.
“Oh,
ma che peccato che tu non la possa assaggiare, Gimmy Violence”
cinguettai. “Sapessi quanto è buona!”
Vincent mi guardò
come si guarda qualcuno quando lo si vuole ammazzare.
“Donato,
smettila!” mi rimproverò Roland. “O dirò a Mick di non dartene
più.”
“Su,
cerchiamo di rilassarci tutti” disse Topolino, battendosi un dito
sui denti anestetizzati da una seconda striscia. “E gustiamoci
questo benedetto video.”
Un addetto si occupò
della proiezione: con un comando face scorrere giù una tela dal
soffitto e inserì il dvd in un lettore incassato in una delle
colonne. Non appena il video ebbe inizio, le luci si abbassarono in
automatico.
“Sai
una cosa Roland?”
Chiese Topolino al
termine.
“Cosa?”
“Se
non ne avessi sentito parlare prima con tanto entusiasmo, l'avrei
quasi scambiato per una cagata pazzesca” si massaggiò il collo
perplesso, quindi schioccò la lingua contro il palato e finì d'un
sorso il suo bloody mary. “Ma forse in questo momento sono troppo
fatto per poter formulare un giudizio obiettivo.”
“Anch'io,
quando l'ho visto la prima volta ho avuto la tua stessa impressione.”
Ammise Roland.
“Se
mi posso permettere, io sono ancora dell'opinione che faccia
completamente schifo.”
Roland rimase
sbalordito: era la prima volta che Vincent si permetteva di
interferire in una riunione d'affari.
“Non
capite nulla di cinema” esclamò Minnie, accendendosi una
sigaretta, “io invece l'ho trovato semplicemente geniale. La scena
del panino è straordinaria.”
“Sarà...”
continuava a dubitare Topolino. “È
pur
vero che abbiamo già la critica a reggerci il sacco, però, scusate,
sembra proprio una cagata pazzesca. Anche se sicuramente mi sbaglio,
per carità.”
“Non
ti devi scusare” disse Roland, mentre si preparava una seconda
striscia, “io ho avuto la tua stessa impressione, ti ripeto, tanto
che sono stato su a rifletterci una notte intera, e alla fine sono
arrivato a una conclusione.”
“Che
il diavolo ti porti Roland, non farti strappare le parole di bocca.”
“Scusami,
sniff, sniff... ecco, dicevo, credo che la spiegazione sia abbastanza
semplice: il pubblico è ormai arrivato esattamente dove lo
volevamo.”
“Non
ti seguo, ma forse sono troppo fatto.”
“Ti
ricordi quel discorso che facemmo quella notte del '65 ad Acapulco,
quando andavamo a caccia di barboni?”
“Roland,
ho il cuore che mi batte peggio di una mignotta sulla highway, arriva
al punto!”
“Ci
eravamo detti che era meglio evitare, per quanto possibile, la
produzione di film di qualità, perché un buon film è più
difficile da realizzare rispetto ad un film mediocre, quindi per una
questione di economia...”
“Ah,
sì, sì, ora ricordo! Il discorso del toro che una volta che si
sbatte la figa vera non vuole più saperne di svuotarsi le palle in
quella meccanica.”
“Bravo.”
“Quindi,
pensi che ormai ci siamo? Che più una cosa fa schifo e più al
pubblico piace?”
“Esatto.”
“Abbiamo
vinto, allora!”
“Ci
credevi che questo giorno sarebbe mai arrivato?”
“Ci
speravo, ma non ne ero sicuro! Ad ogni modo, per schifo che faccia,
non credo che il pubblico sia ancora pronto alla regia di Sean
Bistrot.”
“Purtroppo
il regista non lo possiamo cambiare” risposi, sempre grazie a
quella meravigliosa bamba, con la reattività di un centometrista
dopo lo starter, “c'è un accordo firmato.”
“Beh”
mormorò torvo Topolino, “bisogna vedere se vivrà abbastanza da
onorarlo.”
TUTTI I DIRITTI RISERVATI.
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