giovedì 24 aprile 2014

Nel night più pazzesco di Roma


ESTRATTO DI FEBBRE ROSA



Manuel e Camilla scelsero un tavolo da due ad una decina di metri dalla zona centrale.
Hai visto?”
Le chiese Manuel accennando con lo sguardo al barman.
Sì.”
Cosa conti di fare?”
Semplicemente di sedermi al bancone, ordinare qualcosa da bere e chiedere di Guglielmo.”
Non fa una piega, andiamo allora!”
Rispose, galvanizzato dall'atmosfera di quel locale pazzesco.
Camilla ordinò un bicchiere di spumante, mentre Manuel una caipiroska alla menta. Per alcuni minuti imbastirono una conversazione fittizia, quindi Camilla approfittò di un momento in cui il barman non era impegnato per richiamare la sua attenzione.
Devo parlare con Guglielmo.”
L'impassibilità sembrava una prerogativa imprescindibile del personale impiegato al Parsifal eppure Camilla fu quasi sicura di scorgere un lampo negli occhi dell'uomo, che tuttavia si limitò ad ignorarla, come non avesse sentito.
A proposito di Veronica!”
Si sporse in avanti Camilla, a denti stretti e impennando sensibilmente il tono di voce. Quegli, che poteva avere all'incirca una quarantina d'anni, prese un panno, lo sventolò, o per meglio dire sbatté sulla porzione di bancone in corrispondenza dei due, facendosi schermo agli occhi degli altri avventori di quel gesto consueto per rispondere alla ragazza senza destare curiosità.
E tu sei?”
Mi chiamo Camilla. Sono un'amica di Veronica.”
Un minuto.”
Praticamente mimetizzato nella struttura del bar c'era un interfono, l'uomo vi avvicinò le labbra, parlò, quindi rimase in attesa o in ascolto per un paio di minuti, prima di tornare nuovamente ai due inaspettati avventori.
Vedi quella porta gialla là in fondo?”
Le indicò con un dito.
Camilla annuì.
È un ascensore. Digita l'ultimo piano, ma vai tu sola.”
Questa cosa non mi sta per niente bene.”
Protestò Manuel.
No, invece è meglio” lo rassicurò Camilla. “così nel giro di un'ora, se non senti mie notizie, chiama la polizia.”
Manuel ci rifletté qualche secondo e concordò sul fatto che non salire insieme fosse la scelta più appropriata.
Ok, ma lascia andare me.”
Camilla scosse la testa risoluta.
No, non insistere. È una cosa che devo fare io.”
Sei proprio cocciuta” sospirò Manuel. “Sii prudente.”
Contaci.”
Camilla gli sfiorò le labbra con un bacio e si incamminò con passo fermo verso il fondo della sala.
Manuel ordinò una seconda caipiroska e andò a sedersi in un tavolino vicino al corridoio che conduceva all'uscita: per qualche strana ragione l'idea di restarsene ad aspettare il ritorno di Camilla al bancone lo metteva a disagio, mentre così avrebbe ottimizzato al meglio quell'attesa obbligata godendo dell'atmosfera del locale, carica di elementi meritevoli su cui sorvolare la propria attenzione, specialmente se gradevolmente alterata, infatti per quanto trovasse irritante l'atteggiamento snob del barista doveva dargli atto di saper preparare dei drink superbi.
Tornando ad una panoramica degli elementi che blandivano le percezioni dell'avventore era da annoverare certamente la musica, che si diffondeva compatta in ogni punto della sala, allo stesso tempo mai invasiva, moderna, crepitante di suoni campionati animati da un ordito di armonie profonde e soavi, che arrivavano al cuore dell'ascoltatore facendolo sentire partecipe di un'epica grandezza.
Per quanto Manuel fosse soddisfatto del suo fidanzamento con Camilla non avrebbe potuto, inoltre, ignorare tutte quelle bellezze, irresistibili come il canto della sirena, nello specifico le cameriere, ma per attitudine e vestiti sarebbe stato più opportuno definirle assistenti di sala, turbavano in ragione dei loro corpi come per la leggiadria dei visi, esercitando quindi un'attrazione bivalente, sia fisica che cerebrale.
Una si fermò in corrispondenza del tavolo di Manuel.
Ciao, desideri qualcos'altro?”
Stupì nell'avvertire tanta disperazione nella voce.
Io...io...”
Hai finito il tuo drink,” storse le labbra in una smorfia che, per quanto sgraziata fosse, non avrebbe mai potuto intaccare l'intrinseca avvenenza dell'insieme. “Ne vuoi un altro?”
Manuel ci riflesse un attimo.
Credo di no,” rispose. “sono a posto così.”
Sei venuto con quella ragazzina, vero? Quella salita all'ultimo piano.”
Manuel si fece d'improvviso attento.
Perché?”
Se vuoi che mi sieda a parlare con te devi ordinare da bere, per entrambi.”
Manuel parve non capire.
Perché?”
Perché questo è quello che faccio.”
Di nuovo quella nota disperata nella voce. Manuel si chiese quanti anni avesse, sembrava poco più che ventenne, ma a guardarla meglio avrebbe anche potuto portarne una trentina.
D'accordo.”
Acconsentì. La vide incamminarsi con eleganza verso il centro della sala, continuò ad osservarla con la massima attenzione trasmettere gli ordini al barista e quest'ultimo eseguirli con la solita noncurante precisione, prima di poggiarli su un vassoio.
Tornata da Manuel mise il vassoio sul tavolo e si sedette di fronte a lui.
Per me ho preso un long island, per te caipiroska, spero di aver fatto bene, qui c'è lo scontrino.”
Proferì tutto d'un fiato, prima di avvicinarsi alle labbra il drink per un lungo e lento sorso.
Ok, dimmi di Guglielmo.”
Cosa?!” squittì guardandosi intorno circospetta, come se qualcuno potesse sentirla. “Sei pazzo? Vuoi farmi ammazzare?!”
Manuel si sporse in avanti come volesse sussurrarle una parola gentile all'orecchio.
Io voglio sapere se la ragazza che era con me si trova in pericolo.”
Certo che lo è,” annuì tormentandosi nervosamente una ciocca dei lisci capelli castani. “non lo immagini neppure in che guaio l'hai cacciata.”
Io non l'ho cacciata in nessun guaio!”
Non alzare la voce” lo ammonì con sguardo torvo, “sto cercando di aiutarti.”
Manuel trasse un profondo sospiro, sentendoselo vibrare in petto per la tensione.
Va bene, senti, calmiamoci un istante... come ti chiami?”
Eleonora.”
Perfetto, ascolta Eleonora, se tu non mi dici, tipo subito, che cosa succede, io chiamo la polizia in questo preciso istante” minacciò buttando giù subito dopo mezza caipiroska per raffreddare i nervi. “Non saprei essere più chiaro di così.”
Tu continui a non avere la più pallida idea” scoprì la bocca nella sofferta caricatura di un sorriso, “questo locale si trova in una delle vie più importanti di Roma eppure formalmente non esiste, è come se fosse invisibile, perché non provi a chiederti come sia possibile? Di che protezioni gode secondo te?”
Invisibile fino a un certo punto” replicò Manuel, tirando fuori lo smartphone di tasca, “noi l'abbiamo trovato, e comunque mi sono rotto il cazzo, io chiamo!”
Fallo e non solo la tua ragazza, ma anche tu morirai in meno di un'ora.”
Manuel scoppiò a ridere.
Tu sei matta. Bella come un dio, ma matta da legare. Ti rendi conto di quello che dici?”
Sì, bella come un dio, ma soprattutto stupida come un angelo se mi do tanto sbattimento per aiutare uno ancora più stupido di me!” si imporporò di rabbia. “Io ormai sono perduta, ma ancora qualcosa la posso fare, ed è salvare quella ragazzina!”
Manuel iniziava a sentirsi frastornato.
Come?”
Finalmente ti sei deciso ad aprire le orecchie” esultò. “Camilla non si trova più qui e tra breve farà la stessa fine di Veronica.”
Dove si trova? Dove, ti prego dimmelo...”
La sua voce si era rotta in un piagnucolio.
Datti un contegno, cazzo!” lo redarguì con espressione terribile. “In uno degli appartamenti di Guglielmo, conosco i loro movimenti e so per certo che adesso è lasciata incustodita, ma abbiamo sì e no venti minuti per liberarla, poi sarà troppo tardi!”
Ma tu sai dov'è?”
Senza poter frenare le lacrime che avevano cominciato a rigargli il viso copiose, inarrestabili.
Muoviamoci.”
Disse alzandosi, quindi lo afferrò per mano e a grandi passi si affrettarono verso l'uscita. In macchina Manuel prese a leccarle le gambe.
Bella come un dio, bella come un dio...”
Sospirava in deliquio.
Sei proprio un porco” lo rimproverò sprezzante. “Non pensi a Camilla?”
Si ritrovò catapultato sul divano a quadri di un soggiorno affogato nella penombra, di fronte a lui la sua accompagnatrice estrasse il telefonino dalla pochette, digitò e se lo portò alla guancia. Anzi, il soggiorno affogava sempre più nella penombra, osservava vagamente incuriosito Manuel...
Come facevi a saperlo?”
Cosa?”
Come si chiama la mia ragazza, io non te l'ho detto. Come conosci il suo nome?”
Che ti importa? Tanto stai per crepare.”
Perché?”
Rise stupidamente.
Alla buon'ora! Quanto cazzo ci mettete a rispondere?!” sbottò la donna inveendo contro il cellulare. “Certo che è qui... mancheranno cinque minuti al massimo.”
Non riesco a muovermi” constatò Manuel con ovattato stupore, “neppure un dito, ci credi amore? Neanche un dito...”
Chissà perché gli tornò in mente la terza caipiroska, quella che gli aveva servito Eleonora... un dettaglio senza importanza, concluse in balia di uno sfinimento nauseante, ma si chiamava veramente Eleonora, poi? Chi se ne frega, voglio addormentarmi e basta, vaffanculo tutto, biascicava dentro di sé...
Ecco se ne sta andando, proprio ora” la udiva a malapena ormai, “e non vi azzardate a lasciarmelo marcire in casa tre giorni come l'ultima volta, chiaro?!”
L'ultima immagine che Manuel distinse fu quel demonio che lo sfotteva facendogli “ciao, ciao” con la mano, poi morì.



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